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i borghi piu belli


  • _altidona

Altidona (FM)

Altidona è posta su una collina che domina dall’alto e ne è la porta di ingresso alla Valle dell’Aso. La sottostante spiaggia adriatica che ricade nel suo territorio per circa 3 Km, accoglie il turismo estivo, con diverse strutture ricettive all’aria aperta. Le sue origini risalgono al popolo dei Piceni. Le remote origini vengono testimoniate da vestigia romane nella località di Villa Montana, risalenti all’epoca delle guerre puniche. Nei primi anni del novecento, in territorio comunale, è venuta alla luce una statua di Esculapio, di fattura greca, fatta risalire al III secolo a.C. Nel secolo XI appartenne all’abbazia di Montecassino (nella porta di bronzo della sua Basilica, sec. XII, figura Altidona), prima di passare a quella di Farfa. La sua storia è strettamente legata a quella di Fermo. Nel 1507 figurava tra i suoi castelli di secondo grado. Il suo passato è ricco di vicende che ne testimoniano il carattere bellicoso e ribelle. Conobbe il saccheggio del governo napoleonico e nel 1860 il 90 per cento degli elettori votarono per l’annessione all’Italia.

 



  • petritoli

Petritoli (FM)

Petritoli fu fondata da monaci farfensi nel X secolo con il nome di Castel Rodolfo. Passata sotto Transarico barone di Saltareccia, fu ceduta al vescovo di Fermo nel 1055. Dal 1198, si governò con propri statuti fino alla conquista, avvenuta nel 1250, di Federico II che la cedette a Fermo, alleata imperiale. Dopo alterne vicende, che videro assedi e distruzioni, alternati a periodi di relativa autonomia con periodi di sottomissione a Fermo, sotto Napoleone ebbe il titolo di Cantone, partecipando attivamente ai successivi moti Risorgimentali. Il nome Petritoli deriverebbe dalla fusione dei tre castelli di Petrosa, Petrania, e Petrollavia, ma l’etimologia è controversa, in quanto tali nomi sono riferibili a tre borghi, e relative vie, costruiti fuori le mura del castello. Gli eventi storici della prima metà del XX secolo lasciarono profondi segni indelebili negli animi dei petritolesi, i quali però non fecero mancare l’aiuto ai profughi provenienti dal comune trevigiano di Vidor, con cui è attualmente gemellato. Negli ultimi cinquant’anni, nonostante i vari e rapidi cambiamenti della società, Petritoli ha continuato a mantenere una grande importanza sia sociale che economica nella valle dellìAso e nel fermano. E tutto ciò si potrà constatarlo concretamente visitando i luoghi caratteristici, rivivendo le tradizioni, scoprendo le tipicità artigianali e gastronomiche, ma soprattutto incontrando la gente di questo “balcone sulla Valdaso” che è Petritoli.

 



  • _monterubbiano

Monterubbiano (FM)

I Piceni sono i primi ad insediarsi in questi luoghi nel IX-III secolo a.C., anche se una datazione sulle origini della città non è possibile. Nel 268 a.C. i romani gli diedero l’appellativo di Città urbs urbana, a testimonianza dell’importanza del centro. Nel V secolo d.C. fu invasa dai Goti. Ottiene l’autonomia di libero comune nel XII secolo con il nome di Urbiano, in contrasto con Fermo che cerca di sottometterlo. La cittadina ebbe proprie Leggi e propri statuti, si scelse da sé Consoli e Potestà e si difese sempre con le proprie mani. E Fermo non riuscì mai ad annetterlo al suo grandissimo Stato e persa ogni speranza di assoggettarselo, volle infine cavallerescamente trattarlo da pari a pari con un’ordinanza. Nel XII e XIV secolo raggiunse la grandezza e fu diviso in rioni o quartieri, a somiglianza delle maggiori città. Successivamente il potere venne preso da Francesco Sforza nel 1443 che fortifica le mura del paese; nel 1600 entra nel dominio dello papale per rimanervi sino al 1797. Sotto il primo regno italico del 1808 divenne capoluogo di governo, con giurisdizione sui paesi limitrofi. I moti del 1831 e del 1848 registrano molti volontari nelle guerre d’indipendenza. Finalmente nel 1860, con l’annessione delle Marche, venne riunito al Regno d’Italia e subito designato a Capoluogo di Mandamento.

 



  • Ortezzano

Ortezzano (FM)

Risalendo la fertile e verdeggiante vallata dell’antico fiume Hausum (l’odierno fiume Aso), in direzione dei Monti Azzurri (Monti Sibillini), in un territorio articolato da case rurali edificate con pietre provenienti dallo stesso fondo, strade poderali, alberi diquerce, gelsi e noci, s’incontra ad un certo punto, in cima ad un pendio collinare che domina la sponda sinistra del fiume, Ortezzano. Fiero e ricco di suggestioni storiche Ortezzano si erge a 301 m sul livello del mare; il piccolo ma vivace comune oggi conta circa 810 abitanti e vede le sue origini perdersi indietro nel tempo sino all’epoca dei Piceni. Il paese, con il suo Stemma (tre ortensie in cima a tre colli) sembra volerci testimoniare ciò che mostra di essere: il Fiore della valle dell’Aso. Oggi Ortezzano si estende su un territorio di Ha 699, di cui solo Ha 52 di superficie urbana. L’economia del paese è lagata all’agricoltura e ad essa sono connesse molteplici iniziative di trasformazione e commercializzazione dei suoi prodotti. La fertilità della valle e del territorio collinare permette di ottenere una pregiata e stimata coltivazione ortofrutticola. Numerosi sono i laboratori artigianali a conduzione familiare che si caratterizzano per la specificità dei prodotti; da ricordare la rinomata lavorazione di carni suine, l’eccellente produzinoe d’olio e uva che le cantine locali trasformano in vini di qualità quali: Falerio e Rosso Piceno. Il patrimonio monumentale d’Ortezzano è particolarmente interessante. Il fascino del suo centro storico e la bellezza dell’ambiente circostante ne fa di questo una ricercata meta turistica. Per il visitatore che decide di fermarsi ad ortezzano catturato dallo splendore dei luoghi, dai suggestivi scorci che narrano d’antiche vicende storiche, numerose sono le strutture ricettive che il paese offre. Un’eccellente cucina, arte, storia, tradizioni popolari, cortesia e simpatia è ciò che troverete in questo Comune.

 



  • montegranaro

Montegranaro (FM)

La moderna Montegranaro è forse l’erede dell’antica città romana di Beregra o Veregra, colonia dell’antica Roma che comprendeva il circostante ager Veregranus, confinante con le colonie romane di Firmum, Pausula e Cluana. L’attuale nome della cittadina viene fatto pure risalire all’antico mons Granarius, ovvero uno dei depositi di grano che i Romani erano soliti impiantare nei territori soggetti a Roma per l’approvvigionamento delle legioni. Nel 1354 incorse nella scomunica comminata dal cardinale Egidio Albornoz, revocata solo nel 1356. Nell’era delle signorie, Marco Zeno dei conti di Venezia fu designato Vicario, Rettore, Governatore e Padrone della Terra per conto di papa Urbano VI. All’inizio del Quattrocento, giunse Ludovico Migliorati, cui il castello di Montegranaro fu dato in vicariato dal Concilio di Costanza. Nel 1433 Francesco Sforza invase la Marca d’Ancona e a lungo rimase signore della zona. Successivamente, Montegranaro si schierò col duca di Milano e papa Eugenio IV lo scomunicò nuovamente nel 1442. Nel 1445, Montegranaro sottoscrisse dei capitolati di sottomissione con i cardinali emissari del Pontefice e tornò sotto il dominio della Chiesa cui restò poi sempre fedele. Fino al Settecento il paese si resse con proprie magistrature comunali e prosperò nell’agricoltura, soprattutto nel settore cerealicolo e nella produzione di vino ed olio. Tra la fine del Settecento ed il primo decennio dell’Ottocento un tal Granatelli iniziò la produzione della chiochiera, una sorta di pantofola di stoffa con la suola di pelle di cavallo. Fu l’inizio della fortuna della terra montegranarese. Dalla pantofola si passò alla scarpa in pelle: ciò che è divenuto il futuro ed il presente della cittadina.

 


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