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Monte Urano (FM)

Il nome deriva dall’antico toponimo Monteriano, attestato nei documenti farfensi dell’XI secolo ed in quelli del vescovo di Fermo del XII secolo: il territorio è indicato infatti fra le proprietà perdute dall’Abbazia imperiale di Farfa e passate al vescovo fermano che le assegnò al Monastero di San Savino sul Colle Vìssiano. Il feudo dell’Abbazia di Farfa (VII-XIII secolo) era costituito da proprietà e privilegi ottenuti dai duchi, imperatori e papi in varie regioni dell’Italia Centrale: nelle Marche la loro sede era a Santa Vittoria in Matenano. Nei secoli successivi l’antico abitato si è esteso con l’ampliamento dei borghi connessi alle tre chiese esterne al perimetro della cinta muraria e uniti all’originario nucleo del castello nel secolo scorso: essendo ormai dimensionalmente insufficiente l’antica chiesa parrocchiale, si decise la riedificazione della chiesa di San Michele Arcangelo, elaborata su disegno dell’architetto Giovan Battista Carducci e modificata dal celebre architetto Giuseppe Sacconi, al quale fu affidato il proseguimento dei lavori. La nuova chiesa e la piazza antistante, attuale centro della città, determinarono il raccordo con il vecchio nucleo castellano al quale è possibile accedere, su questo lato, dalla Porta Nova (XVIII secolo). A partire dal Cinquecento dai centri urbani, castelli o liberi comuni si avviò il processo di appoderamento nel territorio ponendo le basi dell’attività agricola mezzadrile, che si è mantenuta come principale risorsa sino a parte dell’attuale secolo. Sin dal Settecento, oltre l’agricoltura, si imposero a Monte Urano come attività principali la raccolta delle fecce di vino, associata alla nascita di una fabbrica di cremor tartaro, e la raccolta degli stracci, che venivano venduti dai grossisti alle principali cartiere marchigiane o dell’Italia Settentrionale, nonché ai maceri di Prato. Dalla cittadina toscana si rifornivano anche di materie prime da utilizzare nell’attività calzaturiera, il cui sviluppo ha reso Monte Urano uno dei maggiori centri produttori dell’intero Piceno.

 



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Montegiorgio (FM)

Montegiorgio è un centro di origine preistorica, e fiorente durante il medioevo. Intorno all’anno 1000 si stabilirono nel luogo dei monaci farfensi, fu fortificato con muri di cinta e successivamente si eresse a Comune. Si legò con la vicina Fermo seguendone le alterne alleanze tra Chiesa ed Impero. Nella metà del Duecento vi si insediarono i Francescani, gli Eremitani di S. Agostino, fu fondato il monastero delle Clarisse e risulta esservi un ospedale che fu arricchito da una donazione da parte di Giacomo S. Diotallevi nel 1320. Nel 1357, nella legge chiamata “Costitutiones Aegidianae”, data la sua importanza fu collocato alla pari con città quali Pesaro e Macerata, all’interno delle proprietà della “Santa Romana Chiesa”. Il Comune partecipa alle lotte succedutosi nelle Marche tra i Visconti ed il Papato. Viene indicato, per la prima volta in un documento ufficiale del 1433, l’attuale nome del Comune “…de terra Montis Georgei “. Si sottomise agli Sforza nel 1434 e ritornò sotto il Papato nel 1450. Lotte con Fermo ed i castelli limitrofi dagli esiti alterni negli anni seguenti. Il comune di Montegiorgio rimase città indipendente durante l’espansione dello stato Pontificio nella marca fermana nella seconda metà del XVI secolo. Salvo le brevi parentesi in cui fece parte dell’Austria (1815) e della Repubblica Romana (1849) Con il Congresso di Vienna il comune di Montegiorgio perse la propria indipendenza divenendo un comune dello Stato Pontificio, nel 1816 papa Pio VII con la riforma dello stato, assegno Montegiorgio alla delegazione apostolica di Fermo, restò sotto lo Stato Pontificio fino all’annessione al Regno d’Italia nel 1860.

 



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Sant’Elpidio a Mare (FM)

La città occupa il territorio appartenuto a Cluana, l’antica città romana bagnata dal fiume Chienti distrutta dai Goti nei primi anni del 400. Nell’887 fu fondata una delle più antiche e potenti abbazie benedettine delle Marche l'”Abbazia imperiale di Santa Croce al Chienti”. Il borgo medievale con il toponimo di Castello di Sant’Elpidio, sorge nell’XI secolo sul colle alla cui sommità ospita la Chiesa della Madonna dei Lumi. Elevato al rango di libero comune, nel 1250 Federico II di Svevia gli concede la costruzione di un porto tra i fiumi Chienti e Tenna. Fu nei secoli successivi al centro di aspri contrasti con la vicina Fermo. Saccheggiato nel 1328 dalle truppe di Mercenario da Monteverde fu nuovamente distrutto dal ghibellino Rinaldo da Monteverde nel 1376 e nel 1377. Nel 1380 gli Elpidiensi ricostruirono il Paese sul colle della pieve alla cui sommità la Piazza Giacomo Matteotti è delimitata dalla Parrocchia di Sant’Elpidio Abate, dalla torre gerosolimitana, dalla Basilica Lateranense di Maria Santissima della Misericordia e dal palazzo comunale. Nel 1431 l’Esercito di Francesco Sforza penetra la cinta muraria e a saccheggia l’abitato. Nel 1797 sul Colle dei Cappuccini Il Generale Rusca dell’Esercito di Napoleone Bonaparte le Milizie locali fedeli al Papa e ingloba il Paese nel Dipartimento del Tronto, con capoluogo Fermo. Nel 1828 papa Leone XII emana una bolla con la quale gli attribuisce il titolo di Città. Durante la seconda guerra mondiale il territorio fu amministrato dalla Repubblica Sociale Italiana. Nel 1952 Porto Sant’Elpidio diventa comune autonomo.

 



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Servigliano (FM)

Il nome (che richiama un Servilius o la gens Servilia) deriva da un insediamento romano che sorgeva a 4 chilometri di distanza in posizione più elevata rispetto all’attuale locazione. Nel 1771 il paese franò e fu ricostruito da papa Clemente XIV prendendo in suo onore il nome di Castel Clementino. La costruzione proseguì sotto Pio VI. Nel 1863, con l’unità d’Italia, il paese riprese l’antico nome. Nel 1915 a Servigliano fu costruito un grande campo di prigionia che dalla prima guerra mondiale fino al 1955 condizionerà pesantemente le vicende storiche del paese che vide dapprima la presenza di prigionieri austriaci, quindi di ebrei, greci, inglesi e americani, maltesi, e infine di profughi italiani dall’Istria, Libia e Etiopia.

 



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Grottazzolina (FM)

I primi insediamenti umani nel territorio risalgono all’ottavo secolo A.C., come testimoniano gli scavi archeologici effettuati tra il 1948 ed il 1953. Verso la metà del X secolo fu poi edificato dai monaci Farfensi il castello: il primo nucleo abitato del paese da essi denominato Montebello: poco dopo lo stesso passò sotto la dominazione dei Canonici della Cattedrale di Fermo, che ne mutarono il nome in Grotta dei Canonici (Cripta Canonicorum). Nel 1208 Ottone IV, concesse ad Azzo d’Este la marca d’Ancona. Alla morte di costui, nel 1217, il possesso della Marca fu riconfermato da Papa Onorio III al figlio Azzo VII (o Azzolino) che ribattezzò il castello col nome di GROTTA AZZOLINA che conserva tuttora. Il presente è caratterizzato da un importante sviluppo artigianale e delle piccole e medie imprese. Una terra che, quindi, è capace di conciliare i mestieri di una volta con le moderne tecniche produttive. Grottazzolina è soprattutto un paese da visitare, da scoprire e riscoprire nelle sue risorse umane, storiche e culturali. Il Castello Azzolino, simbolo dell’orgoglio cittadino e testimone di una vitalità storica di antiche origini, si erge al centro dell’ insediamento urbano. La Cozzana, quartiere di antica memoria , recentemente ristrutturato da parte dell’Amministrazione Comunale. abbraccia il lato est della piazza Umberto I. L’ex Ospedale Benedetti, completamente risanato, ospita le realtà cittadine che operano in campo sociale e culturale.

 


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