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Amandola (FM)

La città nacque nel 1248 dall’unione dei tre castelli di Agello, Leone e Marrubbione, i quali sorti da tempo, si eressero a libero comune. Il nome che per tradizione si vuole derivi da un “mandorlo”, chiamato in dialetto fermano la mannola, ad indicare sia il frutto che l’albero, il quale veniva ammirato nella zona, sembra anche significare emblematicamente la posizione panoramica sul rilievo collinare che occupa, con lo scenario dei Monti Sibillini alle sue spalle, ad ovest. Ebbe gli Statuti nel 1265 e viene ricordata per la fiorente industria della tessitura tra medioevo e rinascimento. La cittadina presenta un centro storico che attesta la ricchezza del suo passato e soprattutto la fioritura del proprio artigianato. Anche oggi la lavorazione del legno, il restauro e l’antiquariato del mobile, sono presenti e di notevole interesse. Amandola da molti anni si è caratterizzata come centro turistico montano ricco di una efficiente ricettività e con impianti sportivi e ricreativi che rendono piacevole il soggiorno. Una delle costruzioni più significative è la chiesa di Sant’Agostino o santuario del Beato Antonio risalente al XV secolo, caratterizzata da un portale in stile gotico di ispirazione veneziana, e da un campanile realizzato da P. Lombardo.

 



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Macerata

Tra il III e il II secolo a.C. la zona dove oggi sorge la frazione di Villa Potenza fu colonizzata dai Romani, che la chiamarono Helvia Recina. I resti del teatro romano del II secolo d.C. dànno l’idea di una città di medie proporzioni, florida. La prima notizia certa dell’esistenza di Ricina risale al I secolo d.C. da parte di Plinio il Vecchio. Con la nascita del comune libero di Macerata viene creato uno stemma con una macina su uno scudo rosso con sopra una corona regia. La macina era un simbolo mutuato dall’antica Helvia Recina e rappresentava l’operosità dei maceratesi ed anche una peculiarità del territorio, ricco di acque che servivano appunto all’alimentazione di molti mulini. Da ricordare che lo stemma cambiò nel 1570 quando venne aggiunta una croce greca rossa in campo bianco per concessione di papa Pio V, che era grato alla città per la partecipazione di alcuni suoi figli nella lotta contro i Turchi e per ricordare il concorso dei maceratesi alle crociate a partire dal 1188. La città è caratterizzata da una certa qualità della vita che ancor oggi la rende una delle città più vivibili grazie anche ai molti punti “verdi” situati in diverse zone: i Giardini Diaz, Villa Lauri, il Sasso d’Italia e vari piccoli spazi verdi che sono presenti in tutti i quartieri cittadini.

 



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Recanati (MC)

Dell’origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe. Sicuramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione. In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importanti città: Potentia, in corrispondenza della foce ed Helvia Recina, anche detta Ricina, verso l’interno. A causa dell’invasione dei Goti condotta da Radagaiso intorno al 406 d.C., che misero a ferro e a fuoco la zona, la popolazione cercò rifugio sulle colline. Si ritiene che tanto Recanati quanto Macerata debbano la loro origine a quell’antica città. Il nome Recanati, in latino “Recinetum” e “Ricinetum”, indica anch’esso la derivazione della città da Ricina. Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altrimenti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati.

 



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Civitanova Marche (MC)

Cluana è il nome più antico di Civitanova Marche, viene probabilmente fondata nell’VIII secolo a.C., quindi in epoca pre-romana, a nord della foce del fiume Chienti (che cambiò nome in Cluentum in epoca romana) lungo la costa adriatica. Cluentis Vicus riesce a sopravvivere a questo duro periodo storico e nel 1009 lo si menziona con i nomi Civitate Nova, Civitas Nova, Civitatem Novam e Nova Civitas. La vita riprende e le persone pian piano ritornano ad abitare più vicino alla costa, sulla collina San Marone, dove fin dal II secolo è presente una “Memoria” dedicata al santo martire, oggi patrono di Civitanova Marche. Nel Seicento e nel Settecento la Città Alta continua a trasformarsi, viene ampliata la piazza principale e costruita la chiesa di San Paolo, che prende il posto dell’omonima Collegiata, la Torre civica è rimpiazzata dalla Torre dell’orologio. Il seguente sviluppo industriale fa diventare Porto Civitanova sede di villeggiatura estiva di nobili famiglie dell’entroterra. La città si arricchisce di nuove strade, ville signorili, edifici in stile liberty, spiagge e spazi ricreativi che davano a Civitanova la configurazione di centro turistico balneare. Sulla costa esiste già un tratto di ciclabile facente parte della realizzanda Ciclovia Adriatica, che una volta completata andrà a collegare tutte le località della costa adriatica: a Civitanova Marche al momento sono limitate ai due lungomare. Un altro percorso sale dal lido a Civitanova alta lungo il rio Maranello, mentre alla fine del lungomare sud si collega un altro tratto che costeggia la sponda nord del fiume Chienti, congiungendosi al percorso del Parco Fluviale del Chienti.

 



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Potenza Picena (MC)

Potenza Picena prende il nome dall’antica Potentia, una fiorente colonia romana le cui prime informazioni risalgono al 184 a.C. e che venne distrutta nel IV secolo, durante la guerra greco-gotica. Alcuni superstiti avrebbero fondato, sul colle adiacente, il borgo di Monte Santo, attorno all’antica pieve di Santo Stefano, la quale sorgeva sul punto più alto (l’attuale piazza Matteotti). Il documento più antico che attesta l’esistenza della pieve e del nucleo abitato, entrambi feudi del vescovo di Fermo, risale al 947 d.C. Il passaggio da “ministero” della contea di Fermo (dominata dal vescovo) a Comune (inizialmente castrum) avviene nel settembre del 1128 quando Liberto, presule fermano, rinunciando a riscuotere il fodro (diritto di casermaggio) e a presiedere il “placido” (tribunale), riconosce di fatto l’autonomia di Monte Santo, che pertanto si svincola dalla soggezione feudale; nonostante questo, le questioni estere e l’alta giustizia rimarranno di pertinenza vescovile per oltre un secolo. Nel corso degli anni, Montesanto raggiungerà libertà sempre più ampie: nel 1252 papa Innocenzo IV concede a Montesanto il diritto di eleggersi autonomamente il podestà. Lo sviluppo del centro abitato avviene intorno all’antica pieve di S. Stefano, ubicata nel mezzo della piazza del Comune, che nel 1796 venne abbattuta allo scopo di ampliare la piazza; da quel momento in quest’area vennero organizzati spettacoli pubblici, giochi e gare sportive: lo spettacolo più popolare era la “giostra del bue”, detta anche “dello steccato”, quasi una sorta di corrida dai connotati un po’ violenti, tanto che venne proibita durante la dominazione napoleonica.

 


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